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Nālāyirativviyappirapantam

Indice Nālāyirativviyappirapantam

Il Nālāyirativviyapirapantam (Nālāyirativyaprapantam, in caratteri tamiḻ: நாலாயிரத் திவ்வியப் பிரபந்தம்; sanscrito: Nālāyira-divya-prabhandam, "La sacra raccolta poetica delle quattromila stanze") è un testo canonico viṣṇuita in lingua tamiḻ.

15 relazioni: Āḻvār, Āṇṭāḷ, Śrī Vaiṣṇava, Gāyatrī, Kṛṣṇa, Kulacēkaraṉ, Nammāḻvār, Nārāyaṇa, Nātamuṉi, Paṇḍit, Periyāḻvār, Rāmānuja, Tirumaṅkaiyāḻvār, Tiruppāṇāḻvār, Viṣṇu.

Āḻvār

Gli āḻvār (in caratteri tamiḻ: ஆழ்வார்கள்; lett. "profondi intuitori", dalla radice tamilica āḻ da intendersi come "immerso"; quindi "saggi", "santi") sono un gruppo di poeti e mistici indù, di etnia tamiḻ, itineranti di tempio in tempio nell'India meridionale, vissuti tra il VI e il IX secolo d.C. che veneravano, in qualità di Dio, la Persona suprema, Māl (Māyōṉ), nome che in lingua tamiḻ intende indicare quella divinità che in sanscrito è nominata come Kṛṣṇa/Viṣṇu/Nārāyaṇa ovvero il Kṛṣṇa della Bhagavadgītā e il Viṣṇu/Nārāyaṇa dei primi Purāṇa.

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Āṇṭāḷ

Āṇṭāḷ (in caratteri tamiḻ: ஆண்டாள்) è l'epiteto (lett. "Signora") con cui è maggiormente conosciuta Kōtai la mistica e poetessa tamiḻ vissuta intorno al IX secolo e inserita al 9º posto nell'elenco tradizionale dei dodici āḻvār, quei poeti e mistici hindū, di etnia tamiḻ, itineranti di tempio in tempio nell'India meridionale, vissuti tra il VI e il IX secolo d.C. che veneravano, in qualità di Dio, la Persona suprema, Māl (Māyōṉ), nome che in lingua tamiḻ intende indicare quella divinità che in sanscrito è nominata come Kṛṣṇa/Viṣṇu/Nārāyaṇa ovvero il Kṛṣṇa della Bhagavadgītā e il Viṣṇu/Nārāyaṇa dei primi Purāṇa.

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Śrī Vaiṣṇava

Lo Śrī Vaiṣṇava o Śrī Sampradāya è uno dei sei maggiori sampradāya viṣṇuiti.

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Gāyatrī

Gāyatrī (devanāgarī गायत्री) è un termine femminile sanscrito che indica un antico metro composto da ventiquattro sillabe disposte secondo una terzina di otto sillabe ciascuna.

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Kṛṣṇa

Kṛṣṇa (devanāgarī कृष्ण; adattato in Krishna) è, nella tradizione religiosa induista, il nome di un avatāra del dio Viṣṇu e tale è considerato dalla corrente religiosa indicata come Viṣṇuismo che considera Viṣṇu, Dio, l'Essere supremo.

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Kulacēkaraṉ

Kulacēkaraṉ (in caratteri tamiḻ: குலசேகர; in sanscrito: Kulaśekhara), probabilmente vissuto intorno al IX d.C., è uno dei dodici āḻvār, quei poeti e mistici hindū, di etnia tamiḻ, itineranti di tempio in tempio nell'India meridionale, vissuti tra il VI e il IX secolo d.C. che veneravano, in qualità di Dio, la Persona suprema, Māl (Māyōṉ), nome che in lingua tamiḻ intende indicare quella divinità che in sanscrito è nominata come Kṛṣṇa/Viṣṇu/Nārāyaṇa ovvero il Kṛṣṇa della Bhagavadgītā e il Viṣṇu/Nārāyaṇa dei primi Purāṇa.

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Nammāḻvār

Nammāḻvār (in caratteri tamiḻ: நம்மாழ்வார்) è l'epiteto (lett. "Nostro Āḻvār") con cui è maggiormente conosciuto colui che firmò le proprie opere, raccolte nel Nālāyirativviyappirapantam, con i nomi di Māṟaṉ o Caṭakōpaṉ; quindi quel celeberrimo mistico e poeta tamiḻ vissuto tra il IX e il X secolo (o più probabilmente intorno al VII secolo), risultando il più famoso e celebrato tra i dodici āḻvār, quei poeti e mistici hindū, di etnia tamiḻ, itineranti di tempio in tempio nell'India meridionale, vissuti tra il VI e il IX secolo d.C. che veneravano, in qualità di Dio, la Persona suprema, Māl (Māyōṉ), nome che in lingua tamiḻ intende indicare quella divinità che in sanscrito è nominata come Kṛṣṇa/Viṣṇu/Nārāyaṇa ovvero il Kṛṣṇa della Bhagavadgītā e il Viṣṇu/Nārāyaṇa dei primi Purāṇa.

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Nārāyaṇa

Nārāyaṇa (devanāgarī: नारायण; anche Mahā Viṣṇu) è, nell'induismo, una manifestazione divina, solitamente identificata con Viṣṇu.

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Nātamuṉi

Nātamuṉi (in caratteri tamiḻ: நாதமுனிகள்; in san. Nāthamuni), è stato un brahmano nato a Vīranārāyaṇapuram, nel territorio dei Cola, all'inizio del X sec., probabile compilatore/riordinatore dello Nālāyirativviyappirapantam, una raccolta di antiche opere poetiche in lingua tamiḻ proprie dei mistici detti Āḻvār vissuti tra il VI e il IX secolo e fino ad allora appartenenti alla cultura orale locale.

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Paṇḍit

Paṇḍit / paṇḍita (devanāgarī पण्डित; anche nell'adattamento anglosassone di pandit) è un sostantivo maschile hindi e sanscrito con cui si indica un "maestro", un "filosofo", un "erudito".

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Periyāḻvār

Periyāḻvār (in caratteri tamiḻ: பெரியாழ்வார்) è l'epiteto (lett. "Grande Āḻvār") con cui è maggiormente conosciuto Viṭṭucittaṉ il mistico e poeta tamiḻ vissuto intorno al IX secolo e inserito all'8º posto nell'elenco tradizionale dei dodici āḻvār, quei poeti e mistici hindū, di etnia tamiḻ, itineranti di tempio in tempio nell'India meridionale, vissuti tra il VI e il IX secolo d.C. che veneravano, in qualità di Dio, la Persona suprema, Māl (Māyōṉ), nome che in lingua tamiḻ intende indicare quella divinità che in sanscrito è nominata come Kṛṣṇa/Viṣṇu/Nārāyaṇa ovvero il Kṛṣṇa della Bhagavadgītā e il Viṣṇu/Nārāyaṇa dei primi Purāṇa.

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Rāmānuja

Massimo esponente dello viśiṣtādvaita una delle interpretazioni classiche della scuola dei Vedānta, Rāmānuja è considerato dallo Śrī Vaiṣṇava-sampradāya, il sampradāya viṣṇuita diffuso soprattutto nel Tamiḻ Nāḍu, come il più importante maestro (ācārya) della tradizione, terzo nella tradizionale lista, preceduto da Nāthamuni e dal nipote di questi, Yāmuna.

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Tirumaṅkaiyāḻvār

Tirumaṅkaiyāḻvār ((in caratteri tamiḻ: திருமங்கையாழ்வார்; lett. l'"āḻvār del Tirumaṅkai") possiede, nell'ambito delle biografie degli āḻvār, una storia particolare. Già nei suoi inni egli stesso accenna a una vita violenta, sregolata e dedita ai vizi. Le agiografie che lo riguardano lo indicano come manifestazione di Śāraga, l'arco di Viṣṇu, apparso a Tirukkuṟaiyalūr, sotto il terzo asterismo lunare dell'ottavo mese, detto Kārttikai, nell'anno 397 del Kaliyuga, gli studiosi ritengono invece assegnabile la sua figura all'VIII secolo d.C. Il padre, un condottiero delle armate del regno dei Cola, gli avrebbe dato il nome di Nīlaṉ ("lo Scuro") in onore del dio Kṛṣṇa, avatāra Viṣṇu, ma anche perché appartenente alla casta degli śūdra ovvero alla comunità dei predoni detti kaḷḷar. Il giovane Nīlaṉ seguì le orme paterne, divenendo anch'egli un condottiero del medesimo esercito e, distinguendosi per i servizi resi, il sovrano si decise ad affidargli il governatorato della sua regione nativa, il Tiruvālināṭu. Nīlaṉ si abbandonò quindi a una vita dissoluta, non facendosi mancare i piaceri di corte e le frequentazioni con le cortigiane. Tutto questo finché non incontrò Tirumāmakalḷ, una splendida apsaras costretta a prendere le sembianze umane avendo smarrito la via del ritorno dopo essersi bagnata con le compagne celesti presso un lago. Tirumāmakalḷ venne raccolta da una famiglia di pii viṣṇuiti che la allevarono nelle sue vesti terrene, dandogli come nuovo nome quello di Kumutavalli, dai fiori di loto che si era attardata a raccogliere nel lago. Gli informatori di Nīlaṉ scorsero tale bellezza e la indicarono prontamente al loro capo, sempre in cerca di nuove avventure amorose. Nīlaṉ la raggiunse e spinto dalla bellezza della giovane la chiese in sposa, ottenendone la mano. Ma Kumutavalli rifiutò il matrimonio spiegando che avrebbe sposato esclusivamente un ardente devoto di Dio. Nīlaṉ era ormai talmente sedotto dalla giovane apsaras, che subito si recò presso un tempio per farsi devoto di Viṣṇu il quale gli apparve di persona, e di persona impresse i sacri tilaka sul suo corpo. Non contenta di ciò che aveva ottenuto, Kumutavalli chiese ancora a Nīlaṉ di sfamare 1008 devoti poveri, mangiando esclusivamente i loro avanzi e bevendo l'acqua con cui gli aveva lavato i piedi. Tale era l'impegno economico di quest nuovo compito, che il condottiero non poté più pagare il tributo al proprio sovrano, anzi, si ribellò all'autorità finché non venne catturato con l'inganno e quindi imprigionato. Gli apparve allora Viṣṇu che consigliò a Nīlaṉ di chiamare il sovrano facendogli rinvenire sotto terra un tesoro con cui avrebbe saldato i propri debiti. Il miracolo commosse il re che liberò il suo ex governatore. Ma tale ancora era l'impegno nei confronti dei poveri che Nīlaṉ si ricoprì nuovamente di debiti, ricorrendo quindi alle ruberie per farvi fronte. Intervenne nuovamente Viṣṇu che si risolse ad apparirgli come un ricco brahmano lungo una strada in cui si appostava Nīlaṉ con la sua banda di predoni. Rapinato di ogni avere, Viṣṇu fece in modo da rendere talmente pesante il bottino che questo non poteva essere trascinato via, allora fu minacciato da Nīlaṉ che lo scambiò per un mago, ma Dio, recitando il suo stesso sacro mantra, Oṃ namo Nārāyaṇāya, gli apparve in tutta la sua maestà divina e quindi lo convertì nuovamente facendogli scegliere una nuova e più onesta attività. Nīlaṉ si fece quindi pellegrino itinerante, viaggiando di tempio in tempio, e lì intonava i sacri inni di preghiera da lui stesso composti in onore di Dio che lo aveva salvato. Giunto nel tempio di Araṅkam, Viṣṇu gli apparve nuovamente ingiungendogli di averne cura abbellendolo. Ma ancora una volta di denari necessari non ve n'erano e ancora una volta Nīlaṉ torno alle sue vecchie abitudini di predone, organizzando il furto di una statua d'oro del Buddha protetta da un incantesimo. E Nīlaṉ non si fece scrupolo a decapitare il proprio cognato Yatirācaṉ che, rimasto incastrato con la testa in uno stretto cunicolo, rischiava di far fallire l'impresa criminosa. Yatirācaṉ sarà subito dopo resuscitato da Dio. Con i denari malamente procurati, Nīlaṉ si avviò ad abbellire il tempio. Ma ancora questi non bastavano e Nīlaṉ si risolse ad annegare nel fiume Kāverī quei manovali che pretendevano il compenso dovuto, riuscendo persino a convincerne i parenti che la loro morte li aveva consegnati a Dio. Viṣṇu fu sempre tollerante verso questo suo violento devoto esaudendo la sua preghiera affinché gli concedesse il permesso di istituire nel tempio di Araṅkam la festa annuale dell'Adhyayanotsava, della durata di dieci giorni, celebrata per mezzo della recitazione dei Veda, di giorno, e del Tiruvāymoḻi di Nammāḻvār, la sera. Giunto alla vecchiaia, Nīlaṉ si ritirerà con la consorte Kumutavalli in un eremo presso Kuṟuṅkuṭi. Dopo la sua morte Viṣṇu ordinerà al resuscitato cognato Yatirācaṉ di istituire delle feste in suo onore.

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Tiruppāṇāḻvār

Tiruppāṇāḻvār (in caratteri tamiḻ: திருப்பாணாழ்வார்; lett. il "Cantore āḻvār") è il nome con cui è conosciuto l'āḻvār, autore dell'inno Amalaṉātipirāṉ contenuto nel Nālāyirativviyappirapantam.

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Viṣṇu

Viṣṇu (devanāgarī: विष्णु; adattato con grafia inglese in Vishnu, in italiano anche Visnù) è una divinità maschile vedica che nei secoli appena precedenti la nostra era assorbì altre figure divine come Puruṣa, Prajāpati, Nārāyaṇa e Kṛṣṇa acquisendo, nella tradizione epica del Mahābhārata, la figura divina protettrice del mondo e del Dharma e, nella letteratura religiosa post-epica, la volontà di intervenire per proteggere i suoi devoti.

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Nalayirativviyappirapantam.

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