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C'è un fantasma nel castello

Indice C'è un fantasma nel castello

C'è un fantasma nel castello è un film del 1942, diretto da Giorgio Simonelli.

Indice

  1. 16 relazioni: Amedeo Trilli, Anna Arena, Arnaldo Foresti, Cinema dei telefoni bianchi, Gino Baghetti, Giorgio Simonelli, Guglielmo Barnabò, Mario Corte, Nando Tamberlani, Osvaldo Genazzani, Romolo Costa, Silvana Fioresi, Silvana Jachino, Steno, Virgilio Riento, Vittorio Metz.

Amedeo Trilli

In carriera è stato accreditato con alias diversi: Michael Moore, Mike Moore, Amedeo Novelli, Amid Trail. Debuttò nel cinema italiano nel 1932 ne La Wally, diretto da Guido Brignone e da allora è stato interprete, come caratterista, in circa centotrenta film di vario genere, fra cui film fantasy ed esotici, comici (fra cui con Totò), storici, segnatamente peplum, spaghetti western e della commedia all'italiana.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Amedeo Trilli

Anna Arena

Esordì come attrice di teatro, in compagnie locali. Nel 1941, grazie alla segnalazione della rivista Cinema, fece il suo ingresso nell'ambiente cinematografico, interpretando una piccola parte in C'è un fantasma nel castello, un film di carattere comico-sentimentale, girato da Giorgio Simonelli.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Anna Arena

Arnaldo Foresti

Arnaldo Foresti fu un scenografo degli anni 1930. La sua carriera scenografica si termina con gli eventi del 1943. Ha collaborato con famosi registi italiani della sua epoca, tra i quali Alessandro Blasetti, Duilio Coletti, Mario Mattoli e Gennaro Righelli, e anche con il regista ungherese Ladislao.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Arnaldo Foresti

Cinema dei telefoni bianchi

Il cinema dei telefoni bianchi è un sottogenere cinematografico della commedia in voga in Italia tra il 1936 e il 1943. Il nome deriva dalla presenza di telefoni di colore bianco nelle sequenze dei primi film prodotti in questo periodo, sintomatica di benessere sociale: uno status symbol atto a marcare la differenza dai telefoni "popolari" in bachelite, più economici e dunque maggiormente diffusi, che invece erano di colore nero.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Cinema dei telefoni bianchi

Gino Baghetti

Figlio degli attori Aristide Baghetti e Tullia Ravelli, fu attore dagli anni trenta e doppiatore soprattutto negli anni cinquanta e sessanta.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Gino Baghetti

Giorgio Simonelli

Iniziò la sua carriera come critico cinematografico sui settimanali Gente nostra e Avvenimento. Iniziò a lavorare nel mondo della celluloide negli ultimi anni del cinema muto come aiuto regista di Nicola Fausto Neroni in Maratona (girato nel 1929 e uscito nel 1930) e fu sceneggiatore e montatore, a fianco di Gennaro Righelli, nel primo film sonoro italiano, La canzone dell'amore (1930).

Vedere C'è un fantasma nel castello e Giorgio Simonelli

Guglielmo Barnabò

Dopo aver recitato sin da giovane in alcune filodrammatiche, debutta con Annibale Ninchi, al Teatro Greco di Siracusa, nell'estate del 1921, partecipando nella stagione teatrale alle tipiche rappresentazioni tragiche, negli anni successivi è in varie Compagnie tra cui quelle di Luigi Almirante, Alda Borelli, Sergio Tofano, Maria Melato, dove si afferma come caratterista brillante.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Guglielmo Barnabò

Mario Corte

Tra il 1914 e il 1921 diresse sette cortometraggi di mediocre successo e, tra la fine degli anni trenta e la metà degli anni cinquanta, prese parte a diversi film in ruoli secondari come caratterista.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Mario Corte

Nando Tamberlani

Nato in una famiglia di attori teatrali, figlio di Vincenzo Tamberlani, e fratello di Carlo di Luisa ed Ermete, debutta giovanissimo in alcuni spettacoli di Leopoldo Fregoli, per passare ad altre compagnie di prosa come quella di Annibale Betrone e Ermete Zacconi dove svolge anche l'attività di regista e scenografo.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Nando Tamberlani

Osvaldo Genazzani

Esordisce come attore nel 1926 in un piccolo ruolo. Dal 1939 recita come attore di primo o secondo piano. Nel 1940 è tra i protagonisti del film di Amleto Palermi e Giorgio Bianchi, San Giovanni decollato, con Totò e Titina De Filippo, nella parte del fidanzato di Silvana Jachino.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Osvaldo Genazzani

Romolo Costa

Ingegnere mancato, dopo aver esordito come attore di teatro, riuscì a ottenere dei lavori anche nel cinema, specializzandosi in ruoli da caratterista in una lunga serie di film comico brillanti, interpretati nel decennio 1930-1940.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Romolo Costa

Silvana Fioresi

Nacque in una famiglia di musicisti: nipote del direttore d'orchestra Armando La Rosa Parodi e figlia del violinista Antonio La Rosa (per lunghi anni nell'orchestra di Pippo Barzizza) e di un'arpista, a nove anni emigrò con la famiglia in El Salvador (dove il padre era stato nominato direttore del Conservatorio Nazionale); proprio in quel paese debuttò come cantante, incidendo ancora bambina alcuni dischi di canzoni per bambini in spagnolo.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Silvana Fioresi

Silvana Jachino

Figlia del musicista Carlo e nipote dell'ammiraglio Angelo, comandante di squadra navale nella seconda guerra mondiale, diviene molto popolare negli anni trenta e quaranta; nel dopoguerra diradò molto le sue apparizioni.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Silvana Jachino

Steno

Figlio di Alberto Vanzina, un giornalista piemontese del Corriere della Sera emigrato molto giovane in Argentina per fondare un giornale italiano, e di Giulia Boggio, una ragazza conosciuta dal padre su un transatlantico durante uno dei suoi viaggi.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Steno

Virgilio Riento

Figlio di un impresario teatrale, dimostra fin dalla più tenera età interesse per l'arte teatrale osservando gli artisti da dietro le quinte.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Virgilio Riento

Vittorio Metz

La sua lunga carriera, iniziata nel teatro per ragazzi, lo portò alle più svariate collaborazioni in campo giornalistico, cinematografico e televisivo, dove trovarono espressione la sua inventiva e la sua vena satirica.

Vedere C'è un fantasma nel castello e Vittorio Metz