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7 relazioni: Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.), Gneo Domizio Enobarbo (console 162 a.C.), Gneo Domizio Enobarbo (console 192 a.C.), Gneo Domizio Enobarbo (console 32 a.C.), Gneo Domizio Enobarbo (console 32), Gneo Domizio Enobarbo (console 96 a.C.), Nerone.
Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)
Appena eletto console si recò nella Gallia Transalpina per muovere guerra agli Allobrogi, colpevoli di aver dato asilo a Tutomotulo, re dei Salluvi (nemici dei Romani), che avevano devastato il territorio degli Edui, alleati di Roma.
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Gneo Domizio Enobarbo (console 162 a.C.)
Era figlio di Gneo Domizio Enobarbo che aveva ricoperto la carica di console nel 192 a.C.; fu nominato pontefice nel 172 BC, quando era ancora giovane e nel 169 a.C. fu inviato con due altri commissari in Macedonia.
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Gneo Domizio Enobarbo (console 192 a.C.)
Fu edile plebeo nel 196 a.C. con Caio Curione ed, assieme al collega, portò in giudizio numerosi pecuarii; con le multe raccolte costruì un tempio dedicato a Fauno sull'isola Tiberina, che venne completato nel 194 a.C..
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Gneo Domizio Enobarbo (console 32 a.C.)
Le prime notizie su Gneo Dominizio Enobarbo risalgono al 49 a.C., quando egli accompagnò suo padre, il consolare Lucio Domizio Enobarbo durante l'assedio di Corfinio e alla battaglia di Farsalo (48 a.C.). Fu perdonato da Cesare e poté tornare a Roma nel 46 a.C..
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Gneo Domizio Enobarbo (console 32)
Fu console nel 32 d.C. assieme a Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano. Gneo Domizio era figlio di Lucio Domizio Enobarbo e di Antonia maggiore, figlia di Marco Antonio e di Ottavia, quindi un pronipote di Augusto.
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Gneo Domizio Enobarbo (console 96 a.C.)
Era figlio di Gneo Domizio Enobarbo e fratello di Lucio Domizio Enobarbo. Nel 104 a.C. fu tribuno della plebe,. e nel 103 a.C. divenne pontefice massimoValerio Massimo, VI, 5.
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Nerone
Regnò per quattordici anni, dal 54 al 68. Nerone fu un principe molto controverso nella sua epoca; ebbe alcuni innegabili meriti, soprattutto nella prima parte del suo impero, quando governava con la madre Agrippina e con l'aiuto di Seneca, filosofo stoico, e di Afranio Burro, prefetto del pretorio, ma fu anche responsabile di delitti e atteggiamenti dispotici.