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Giovanni Brusca e Il cacciatore (serie televisiva 2018)

Scorciatoie: Differenze, Analogie, Jaccard somiglianza Coefficiente, Riferimenti.

Differenza tra Giovanni Brusca e Il cacciatore (serie televisiva 2018)

Giovanni Brusca vs. Il cacciatore (serie televisiva 2018)

Capo del mandamento di San Giuseppe Jato ed esponente di spicco dei Corleonesi, è stato condannato per oltre un centinaio di omicidi, tra cui quello tristemente celebre di Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino Di Matteo), strangolato e sciolto nell'acido quando aveva 15 anni, e per la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, nella quale Brusca ricoprì un ruolo fondamentale, in quanto fu l'uomo che materialmente spinse il tasto del radiocomando a distanza che fece esplodere il tritolo piazzato in un canale di scolo sotto l'autostrada. Il cacciatore è una serie televisiva italiana, ideata da Marcello Izzo, Silvia Ebreul e Alfonso Sabella, diretta da Stefano Lodovichi, Davide Marengo e Fabio Paladini e trasmessa su Rai 2 dal 14 marzo 2018 al 10 novembre 2021.

Analogie tra Giovanni Brusca e Il cacciatore (serie televisiva 2018)

Giovanni Brusca e Il cacciatore (serie televisiva 2018) hanno 27 punti in comune (in Unionpedia): Agrigento, Alfonso Sabella, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Clan dei Corleonesi, Cosa nostra, Edoardo Pesce, Enzo Salvatore Brusca, Gian Carlo Caselli, Giovanni Falcone, Giovanni Riina, Giuseppe Di Matteo, Giuseppe Monticciolo, Leoluca Bagarella, Matteo Messina Denaro, Palermo, Partinico, Pietro Aglieri, Porta Nuova (Palermo), Roma, San Giuseppe Jato, Santino Di Matteo, Strage di Capaci, Strage di via D'Amelio, Totò Riina, Vincenzo Chiodo, Vito Vitale.

Agrigento

Agrigento (AFI:, Girgenti in siciliano) è un comune italiano di abitanti, capoluogo dell'omonimo libero consorzio comunale in Sicilia. Fondata dai greci intorno al 581 a. C., Agrigento sorge in un territorio in cui si insediarono i vari popoli che lasciarono traccia nell'isola.

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Alfonso Sabella

È stato sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo di Gian Carlo Caselli ed è stato Assessore alla legalità di Roma Capitale con delega sul litorale di Ostia.

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Bernardo Brusca

È uno dei responsabili della Strage di Capaci, in cui il figlio Giovanni fu l'esecutore. Fu anche uno degli imputati al maxiprocesso di Palermo e nel 1987 venne condannato in via definitiva a 23 anni di reclusione insieme a Giuseppe Calò e Salvatore Scaglione.

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Bernardo Provenzano

Nato a Corleone da una famiglia di agricoltori, terzo di sette figli, venne ben presto mandato a lavorare nei campi come bracciante agricolo insieme al padre Angelo, abbandonando presto la scuola (non finì la seconda elementare); suo insegnante privato di matematica era stato un giovane Vito Ciancimino.

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Clan dei Corleonesi

Il clan dei Corleonesi è stata una fazione all'interno di Cosa nostra formatasi negli anni settanta, così chiamata perché i suoi leader più importanti provenivano dalla famiglia di Corleone: Luciano Liggio, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella.

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Cosa nostra

Cosa nostra (detta comunemente mafia siciliana, o mafia per antonomasia) è un'organizzazione criminale di tipo mafioso-terroristico presente in Italia, soprattutto in Sicilia, e in più parti del mondo.

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Edoardo Pesce

Nel 2019 ha vinto il David di Donatello per il miglior attore non protagonista nel pluripremiato Dogman di Matteo Garrone.

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Enzo Salvatore Brusca

Figlio di Bernardo, fratello minore del boss Giovanni Brusca e affiliato alla Famiglia di San Giuseppe Jato, partecipò alle fasi di preparazione della Strage di Capaci e fu uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo.

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Gian Carlo Caselli

Conseguita la maturità classica presso il Liceo salesiano Valsalice, si è laureato in Giurisprudenza con la tesi Concubina pro uxore-Osservazioni in merito al c. 17 del primo Concilio di Toledo, pubblicata dalla Rivista di Storia del diritto italiano, presso l'Università degli Studi di Torino in cui dal 1964 è assistente universitario per la cattedra di storia del diritto italiano.

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Giovanni Falcone

Assieme ai colleghi e amici Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto e Paolo Borsellino, Falcone è stato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.

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Giovanni Riina

Secondo figlio di Salvatore Riina, viene arrestato l'11 giugno 1996 e condannato all'ergastolo da una sentenza della corte di Assise di Palermo con l'accusa di quattro omicidi che risalgono al 1995: il primo fu quello di Giuseppe Giammona, 22 anni, freddato con due colpi di pistola alla nuca il 28 gennaio mentre si trovava in auto in compagnia della fidanzata; le altre vittime furono Giovanna Giammona e Francesco Saporito, marito e moglie, trucidati il 25 febbraio sotto gli occhi dei loro due figli; l'ultimo omicidio che sancì il suo "battesimo di fuoco" per Cosa Nostra, fu quello del dottor Antonino Di Caro, strangolato e sciolto nell'acido a Giardinello il 22 giugno con la complicità dello zio Leoluca Bagarella.

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Giuseppe Di Matteo

Rapito da Cosa nostra all’età di dodici anni, dopo che il padre, il mafioso Santino Di Matteo, aveva cominciato a collaborare con la giustizia, fu tenuto in ostaggio per 779 giorni e, pochi giorni prima del quindicesimo compleanno, assassinato per strangolamento e sciolto nell’acido su ordine del boss corleonese Giovanni Brusca, all'epoca capo del mandamento di San Giuseppe Jato.

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Giuseppe Monticciolo

Oltre ad essere un mafioso appartenente alla famiglia di Giovanni Brusca (anche se ufficialmente era un muratore), era anche il genero di Giuseppe Agrigento, boss di San Cipirello.

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Leoluca Bagarella

Assassino spietato, Don Luchino è stato autore di centinaia di omicidi dagli anni '70 ai '90, oltre che diretto responsabile di alcuni tra i più gravi fatti di sangue di Cosa Nostra, tra cui la Strage di Capaci e il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo.

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Matteo Messina Denaro

Capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano e della mafia nel Trapanese, era considerato uno dei boss più importanti di tutta Cosa nostra, avendo esercitato le proprie attività criminali anche oltre i propri confini territoriali, come nell'Agrigentino e, addirittura, nel Palermitano.

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Palermo

Palermo (AFI:; Palermu in siciliano; Paliemmu, Palermu o Palìaimmu in dialetto palermitano) è un comune italiano di abitanti, quinto in Italia per popolazione, capoluogo della Regione Siciliana e dell'omonima città metropolitana.

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Partinico

Partinico (Partinicu in siciliano) è un comune italiano di abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia. La città è quinta per popolazione nella provincia di Palermo.

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Pietro Aglieri

Da giovane venne soprannominato "U signurinu" a causa del lusso e dell'elevato costo degli abiti che amava indossare, oltre al fatto che era diplomato al liceo classico.

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Porta Nuova (Palermo)

La Porta Nuova, adiacente al Palazzo dei Normanni, è stata per secoli il più importante accesso a Palermo via terra... Da essa partono il Corso Vittorio Emanuele, o Cassaro, la principale arteria cittadina, e, all'esterno, il Corso Calatafimi, la strada verso Monreale.

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Roma

Roma (AFI) è la capitale dell’Italia. È il capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Lazio. Il comune di Roma è dotato di un ordinamento amministrativo speciale, denominato Roma Capitale e disciplinato dalla legge dello Stato.

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San Giuseppe Jato

San Giuseppe Jato (Sanciseppi in siciliano) è un comune italiano di abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

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Santino Di Matteo

Appartenente alla famiglia di Altofonte, vicina ai Corleonesi, fu uno dei primi affiliati ad abbandonare il clan controllato da Totò Riina.

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Strage di Capaci

La strage di Capaci fu un attentato di stampo terroristico-mafioso compiuto da Cosa Nostra il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci (sul territorio di Isola delle Femmine) con una carica composta da tritolo, RDX e nitrato d'ammonio con potenza pari a 500 kg di tritolo, per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone.

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Strage di via D'Amelio

La strage di via D'Amelio fu un attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto domenica 19 luglio 1992, all'altezza del numero civico 19 di via Mariano D'Amelio a Palermo, in Italia, in cui morirono il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

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Totò Riina

Appartenente all'organizzazione malavitosa Cosa nostra, di cui è stato il capo assoluto dal 1982 fino al suo arresto avvenuto il 15 gennaio 1993 (ma si ritiene lo sia stato fino alla morte, mentre dopo il suo arresto divenne reggente Bernardo Provenzano), è generalmente ritenuto il più potente, pericoloso e sanguinario mafioso di sempre, venendo etichettato come il capo dei capi e con i soprannomi u curtu (il basso), per via della sua bassa statura e la belva, per indicare la sua brutalità sanguinaria.

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Vincenzo Chiodo

Ufficialmente meccanico di professione, nel 1987 riceve il «battesimo del fuoco» e diventa uomo d'onore della famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato.

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Vito Vitale

Vitale nacque a Partinico, in provincia di Palermo. È il più giovane di tre fratelli, anche loro mafiosi, Leonardo nato il 27 ottobre 1955 e Michele Vitale nato il 21 maggio 1957.

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La lista di cui sopra risponde alle seguenti domande

Confronto tra Giovanni Brusca e Il cacciatore (serie televisiva 2018)

Giovanni Brusca ha 206 relazioni, mentre Il cacciatore (serie televisiva 2018) ha 114. Come hanno in comune 27, l'indice di Jaccard è 8.44% = 27 / (206 + 114).

Riferimenti

Questo articolo mostra la relazione tra Giovanni Brusca e Il cacciatore (serie televisiva 2018). Per accedere a ogni articolo dal quale è stato estratto informazioni, visitare: