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Anuttarā-samyak-saṃbodhi

Indice Anuttarā-samyak-saṃbodhi

Con la dottrina denominata in sanscrito Anuttarā-samyak-saṃbodhi (devanāgarī: अनुत्तर सम्यक् सम्बॊधि) si intende, nel Buddhismo Mahāyāna, indicare la completa e perfetta illuminazione (bodhi) propria dei Buddha.

35 relazioni: Avataṃsakasūtra, Śrāvaka, Śrīmālādevīsiṃhanādasūtra, Bhūmi, Bodhi, Bodhisattva, Buddhismo, Buddhismo della Terra Pura, Buddhismo Nichiren, Dieci mondi, Estasi, Gautama Buddha, Huángbò Xīyùn, Mantra del Buddha Śākyamuni, Pāramitā, Quattro nobili verità, Sutra del Cuore, Sutra del Loto, Sutra del Loto: III capitolo, Sutra del Loto: IV capitolo, Sutra del Loto: IX capitolo, Sutra del Loto: V capitolo, Sutra del Loto: VII capitolo, Sutra del Loto: VIII capitolo, Sutra del Loto: X capitolo, Sutra del Loto: XII capitolo, Sutra del Loto: XIII capitolo, Sutra del Loto: XVII capitolo, Sutra del Loto: XX capitolo, Sutra del Loto: XXI capitolo, Sutra del Loto: XXII capitolo, Sutra del Loto: XXIII capitolo, Sutra del Loto: XXV capitolo, Tathātā, Yīniàn sānqiān.

Avataṃsakasūtra

L'Avataṃsakasūtra (in modo più completo il Buddhâvataṃsaka mahāvaipulyasūtra, Il Grande sutra dell'ornamento fiorito dei Buddha) è un sūtra appartenente alla tradizione del Buddhismo Mahāyāna.

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Śrāvaka

Śrāvaka è un sostantivo maschile sanscrito che indica il discepolo di Gautama Buddha; come aggettivo indica ciò "che ascolta", "che apprende".

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Śrīmālādevīsiṃhanādasūtra

Lo Śrīmālādevīsiṃhanādasūtra ("Sūtra sul ruggito del leone della regina Śrīmālā"; devanāgarī: श्रीमालादेवीसिंहनादसूत्र; cinese: 勝鬘師子吼一乘大方便方廣經 Shèngmán shīzǐ hǒu yīshèng dàfāngbiàn fāngguǎng jīng) è uno dei più antichi sūtra mahāyāna che veicolano la dottrina del tathāgatagarbha, composto probabilmente nel III secolo nella comunità dei mahāsāṃghika che risiedevano nella regione dell'Āndhra (India meridionale).

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Bhūmi

Bhūmi è un sostantivo femminile sanscrito che indica una "terra" un'"area", una "estensione".

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Bodhi

Il termine sanscrito e pāli bodhi (devanāgarī बोधि) indica il 'risveglio' buddhista inteso in senso spirituale, tradotto in Occidente anche con il termine 'illuminazione'.

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Bodhisattva

Bodhisattva (devanāgarī बोधिसत्त्व) è un sostantivo maschile sanscrito che significa "Essere (sattva) 'illuminazione' (bodhi)".

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Buddhismo

Il buddhismo o piu comunemente detto buddismo (sanscrito: buddha-śāsana) è una delle religioni più antiche e più diffuse al mondo.

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Buddhismo della Terra Pura

Il Buddhismo della Terra Pura, la cui corrente principale, maggioritaria e diffusa è nota anche come amidismo (cinese Jìngtǔzōng,, "scuola della Terra Pura"; giapponese Jōdoshū, 浄土宗, o Jōdo bukkyō, 浄土仏教; coreano Jeongtojong, 정토종; vietnamita Tịnh Độ Tông), è un ramo del buddhismo Mahāyāna, che enfatizza i rituali e le pratiche devozionali, ed è attualmente una delle scuole di buddhismo dominanti nell'Asia orientale, dove divide la scena con il Chán (Zen in Giappone).

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Buddhismo Nichiren

Il Buddhismo Nichiren (in lingua giapponese detto Hokke-shū, 法華宗, cioè "scuola del Loto", originariamente Nichiren-shū, 日莲宗, "scuola di Nichiren") è l'insieme di scuole buddhiste mahāyāna giapponesi che fanno riferimento alla figura e agli insegnamenti del monaco buddhista Nichiren (日蓮, 1222-1282), vissuto in Giappone nel XIII secolo.

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Dieci mondi

I Dieci mondi (o "Dieci regni dell'esistenza"; cinese 十界 shíjiè; giapponese jikkai; coreano 십계 sipgye; vietnamita thập giới) è una dottrina buddhista mahāyāna cinese, originatasi all'interno della scuola Tiāntái (天台宗).

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Estasi

Estasi di Santa Cecilia L'estasi (dal greco:, composto di o +, ex-stasis, essere fuori) è uno stato psichico di sospensione ed elevazione mistica della mente, che viene percepita a volte come estraniata dal corpo (da qui la sua etimologia, a indicare un "uscire fuori di sé").

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Gautama Buddha

Visse approssimativamente tra il 566 a.C. e il 486 a.C. e proveniva da una famiglia ricca e nobile del clan degli Śākya, da cui anche l'appellativo Śākyamuni (l'asceta o il saggio della famiglia Śākya).

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Huángbò Xīyùn

Huángbò nacque a Fuzhou (oggi Fujian) in una data a noi sconosciuta.

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Mantra del Buddha Śākyamuni

Oṃ muni muni maha munaye swaha è il mantra del Buddha Śākyamuni.

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Pāramitā

Il termine sanscrito pāramitā (devanāgarī पारमिता) è un sostantivo femminile che indica il "condurre alla riva opposta" o il "raggiungimento della riva opposta" o ancora il "completamento di un percorso", come aggettivo (qui privo del diacritico nella ultima vocale a quindi pāramita) indica quello che è "giunto alla riva opposta" oppure quello che ha "attraversato".

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Quattro nobili verità

Le Quattro Nobili Verità (sans. चत्वारि आर्यसत्यानि catvāri-ārya-satyāni, pāli cattāri ariya-saccāni, cinese 四諦 pinyin sì dì Wade-Giles ssu-ti, giapponese shitai, tibetano 'phags pa'i bden pa bzhi, bden pa rnam pa bzhi, coreano 사제 sa che, vietnamita tứ đế) rappresentano un elemento cardine della dottrina buddhista.

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Sutra del Cuore

Il Sutra del cuore della perfezione della saggezza o Sutra del cuore (Sanscrito: प्रज्ञापारमिताहृदय Prajñāpāramitā Hṛdaya) è un sūtra Mahāyāna del gruppo della Prajñāpāramitā, molto conosciuto e diffuso nei paesi di tradizione mahāyāna per la sua brevità e densità di significato.

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Sutra del Loto

Il Sutra del Loto, o meglio Sutra del Loto della Buona Dottrina (Saddharmapuṇḍarīkasūtra), è uno dei testi più importanti nell'enorme corpus della letteratura del Buddhismo Mahāyāna contenuto nel Canone cinese (sezione del Fǎhuābù) e nel Canone tibetano (sezione mDo-sde del Kanjur).

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Sutra del Loto: III capitolo

Nel terzo capitolo, Śāriputra gioisce della notizia che anche gli śrāvaka come lui potranno ottenere la "liberazione" ultima, la buddhità.

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Sutra del Loto: IV capitolo

Oltre a Śāriputra anche gli altri śrāvaka, Mahā-Kātyāyana, Mahā-Kāśyapa e Mahā-Maudgalyāyana gioiscono perché comprendono che pur avendo realizzato il nirvāṇa degli arhat possono proseguire fino alla realizzazione dellanuttarā-samyak-saṃbodhi, il "risveglio" profondo e completo.

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Sutra del Loto: IX capitolo

Dopo le osservazioni dei cinquecento śrāvaka (uditori), anche Ānanda e Rāhula chiedono al Buddha Śākyamuni di poter realizzare anche loro anuttarā-samyak-saṃbodhi e quindi realizzare il completo stato di Buddha.

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Sutra del Loto: V capitolo

Il V capitolo apre con l'apprezzamento del Buddha Śākyamuni nei confronti di Mahā-Kāśyapa che nel IV capitolo aveva ben descritto, per mezzo della parabola del figlio dell'uomo ricco, la possibilità per gli śrāvaka di raggiungere la suprema illuminazione, anuttarā-samyak-saṃbodhi.

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Sutra del Loto: VII capitolo

Nel settimo capitolo del Sutra il Buddha Śākyamuni narra la parabola della città fantasma.

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Sutra del Loto: VIII capitolo

Dopo il racconto della parabola della "città fantasma" narrata dal Buddha Śākyamuni, lo śrāvaka Pūrṇa, figlio di Maitrāyaṇī (una delle prime discepole dello Śākyamuni), esultò per il modo con cui i Buddha adattavano il loro insegnamento a questo mondo con una variegata molteplicità di mezzi abili (upāya).

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Sutra del Loto: X capitolo

Dopo aver predetto ai cinquemila śrāvaka (uditori) il raggiungimento della buddhità, il Buddha Śākyamuni si occupò degli ottomila bodhisattva e, rivolgendosi al bodhisattva Bhaiṣajyarāja (Re della Medicina) lo invitò a contemplare l'assemblea del Gṛdhrakūṭaparvata (Picco dell'avvoltoio) composta da nāga, yakṣa, gandharva, asura, garuḍa, kiṃnara, mahoraga, uomini e non uomini, bhikṣu e bhikṣuṇī, upāsaka e upāsikā, seguaci dello śrāvaka-yāna, seguaci del pratyekabuddha-yāna e seguaci del bodhisattva-yāna, e gli disse: E subito dopo lo Śākyamuni aggiunse: Il capitolo X prosegue con lo Śākyamuni che sostiene che anche una sola frase del Sutra del Loto comunicata segretamente ad una singola persona, renderebbe colui che la pronuncia un inviato del Buddha.

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Sutra del Loto: XII capitolo

Questo capitolo compare unicamente nella traduzione cinese compiuta nel 601 da Jñānagupta (闍那崛多, Shénàjuéduō, 523-605) e Dharmagupta (達摩笈多, Dámójíduō ?-619) con il titolo Tiānpǐn miào fǎliánhuā jīng (添品妙法蓮華經, giapp. Tenbon myōhō renge kyō, T.D. 264).

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Sutra del Loto: XIII capitolo

A seguito dei precedenti accadimenti i bodhisattva Mahāpratibhāna (Grande Predicazione) e Bhaiṣajyarāja (Re della Medicina) vollero assicurare il Buddha Śākyamuni che dopo il suo parinirvāṇa avrebbero continuato a predicare il Sutra del Loto anche nei periodi dominati dagli esseri malvagi e a rischio della propria vita.

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Sutra del Loto: XVII capitolo

Dopo aver proclamato la dottrina della eternità del Buddha lo Śākyamuni annuncia che coloro, in migliaia di milioni, innumerevoli, che l'hanno ascoltata hanno realizzato molteplici benefici che gli consentiranno di giungere allanuttarā-samyak-saṃbodhi.

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Sutra del Loto: XX capitolo

A questo punto il Buddha Śākyamuni si rivolse al bodhisattva mahāsattva Mahāsthāmaprāpta (Colui che ha ottenuto una Grande Autorità) facendogli presente che coloro invece che insulteranno, calunnieranno o minacceranno i sostenitori del Sutra del Loto sono destinati a severe condanne e a retribuizioni negative.

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Sutra del Loto: XXI capitolo

Allora le miriadi di migliaia di bodhisattva emersi dalla Terra giunsero le mani e dichiararono al Buddha Śākyamuni che quando lui giungerà al parinirvāṇa, la pace completa, loro si prodigheranno a conservare e a predicare per ogni dove la Dottrina del sutra, loro lo insegneranno e ne diffonderanno i testi messi per iscritto.

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Sutra del Loto: XXII capitolo

Quindi il Buddha Śākyamuni si alzò dal suo trono del Dharma e raccogliendo tutti i bodhisattva e i mahāsattva, posò la sua mano sul loro capo pronunciando l'esortazione a propagare il Dharma, sostenendo che dopo gli innumerevoli kalpa in cui egli aveva predicato la Legge dell'anuttarā-samyak-saṃbodhi, ora questa dottrina era a loro affidata.

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Sutra del Loto: XXIII capitolo

Successivamente il bodhisattva Nakṣatrarājasaṃkusumitābhijña (Capacità Sovrannaturali Fatte Fiorire dal Re delle Costellazioni) chiese al Buddha Śākyamuni la ragione per la quale il bodhisattva Bhaiṣajyarāja (Re della Medicina) permaneva nel mondo di sahā compiendo migliaia di ardue pratiche religiose.

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Sutra del Loto: XXV capitolo

Il XXV capitolo del Sutra del Loto, indicato nella versione cinese di Kumārajīva come Guānshìyīn Púsà pǔmén pǐn (觀世音菩薩普門品, T.D. 262.9.56c2, La porta universale del bodhisattva Avalokiteśvara) si avvia con la spiegazione del nome di Avalokiteśvara (lingua cinese: 觀世音, Guānshìyīn), il bodhisattva della compassione: Il Buddha prosegue la sua spiegazione esemplificando molteplici condizioni di sofferenze e pericoli nelle quali è sufficiente pronunciare il nome di Avalokiteśvara per essere salvati. Anche per liberarsi dalle passioni distruttive o per ottenere un figlio o una figlia dotati di virtù è sufficiente pronunciare con fede il nome di questo bodhisattva. E tale è la compassione di Avalokiteśvara che chi si affida a lui, chi a lui chiede soccorso, ottiene tutto quello che potrebbe ottenere da chi si affida a tutti gli altri bodhisattva messi insieme. Avalokiteśvara assume la forma di tutti coloro a cui gli uomini si affidano o di cui hanno necessità: esso può avere la forma di un buddha, di un bodhisattva, di un pratyekabuddha, di uno śrāvaka, di Brahmā, di Śakra, di Īśvara, di Maheśvara, di un generale delle schiere celesti, di Vaiśravaṇa, di un re minore, di un uomo anziano, di un cittadino, di un ministro, di un brahmano, di uno bhikṣu, di una bhikṣuṇī, di uno upāsaka, di una upāsikā, o ancora delle mogli di tutti costoro prendendo quindi la forma di una donna. Così Avalokiteśvara può prendere la forma di un fanciullo o di una fanciulla, o ancora quello di un dio, di un nāga, di uno yakṣa, di un gandharva, di un asura, di un garuḍa, di un kiṃnara, di un mahoraga, di un essere umano, o di un essere non umano, al fine di predicare il Dharma del Buddha. Lo scopo del bodhisattva Avalokiteśvara nell'assumere tutte queste diverse forme di esistenza è quello di salvare tutti gli esseri senzienti, per questa ragione, spiega il Buddha, occorre essergli devoti, donandogli delle offerte. Allora il bodhisattva Akṣayamati decise di offrire una preziosissima collana al bodhisattva del Avalokiteśvara, ma quest'ultimo la rifiutò, ma poi si risolse ad accettarla solo quando Akṣayamati, e il Buddha stesso, lo invitarono a prenderla per la compassione degli esseri intervenuti all'assemblea dei monaci. Tuttavia, Avalokiteśvara, dopo aver accettato il dono lo divise in due, una parte la donò al Buddha, l'altra la donò allo stūpa di Prabhūtaratna. Il capitolo prosegue in versi, i quali invitano tutti gli esseri senzienti che si trovano in pericolo o sono in uno stato di sofferenza a meditare sulla figura del bodhisattva Avalokiteśvara. Alla fine, il bodhisattva Dharaṇiṃdara (colui che regge la Terra) chiosa che coloro che ascolteranno questo XXV capitolo del Sutra del Loto otterranno notevoli benefici e, nell'assemblea in corso, numerosi furono coloro che raggiunsero, grazie alla predicazione di questo capitolo da parte del Buddha, l'anuttarā-samyak-saṃbodhi.

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Tathātā

Tathātā (anche Tathatā) è un sostantivo femminile sanscrito (devanāgarī तथाता) che indica "la vera natura della cose", l'"autentica natura della realtà".

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Yīniàn sānqiān

Yīniàn sānqiān (一念三千, "tremila mondi in un istante di vita", cor. Illyeom samjeong, giapp. Ichinen sanzen, viet. Nhất niệm tam thiên) è la dottrina buddhista di origine Madhyamaka, elaborata da Zhìyǐ fondatore della scuola buddhista cinese Tiāntái e ripresa nelle scuole giapponesi del Buddhismo Tendai e del Buddhismo Nichiren.

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Riorienta qui:

Anuttara samyak sambodhi, Anuttara-samyak-sambodhi, Anuttara-samyak-saṃbodhi, Anuttarā samyak saṃbodhi, Buddhità.

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